Il 4 dicembre 2013 il film supera gli incassi di Titanic e arriva al secondo posto dei film con maggiori incassi in Italia, dietro ad Avatar anche se la pellicola di Zalone ha superato anche quest'ultimo come numero di spettatori (il film di James Cameron aveva un prezzo del biglietto maggiore rispetto a Sole a catinelle perché era in 3D). Lo stesso giorno il film vince il Biglietto d'oro come Film più visto del 2013.[19] Al 31 dicembre 2013 gli incassi totali hanno raggiunto 51.763.459 euro con un totale di 7.992.539 di spettatori.[20] Ad agosto 2014, a conclusione della stagione cinematografica 2013-2014, il film risulta il maggior incasso dell'annata.
Su Repubblica si parla di ironia tagliente di Zalone, che si scaglia contro molti ambienti: quelli cinematografici, quelli industriali, quelli radical chic, quelli filantropici.[25] Sul Corriere della Sera Paolo Mereghetti ha criticato la tendenza di Zalone a seguire lo stile cinematografico di Totò. Nello stesso articolo viene giudicato negativamente anche il sistema dei personaggi del film che risulterebbe, a detta del critico, troppo incentrato sulla figura del protagonista.[26] Il Fatto Quotidiano ha criticato Sole a catinelle perché ci restituisce un'Italia com'è e non come dovrebbe essere, e ha respinto qualsiasi paragone tra Zalone e Totò o Alberto Sordi, giudicando negativamente il successo della pellicola (fa tristezza). In un articolo pubblicato sullo stesso giornale viene affermato che, nonostante il successo riscosso, non si possa assolutamente parlare di rinascita del cinema italiano.[27][28]
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Su La Stampa Zalone viene definito campione di umorismo trash mentre il film viene inteso come un avvicinamento al segmento più scontato del filone commedia all'italiana Anni Duemila.[29] L'Espresso parla della pellicola come espressione del populismo solare: il film vuole colpire le categorie del ricco, del colto, del raffinato, che vengono messe in un solo grande mazzo e continuamente bersagliato [...] a tutto vantaggio di un pubblico che, in tempi di crisi, è particolarmente disposto a detestare i privilegi, dunque a deriderli. Secondo il critico Zalone, nei suoi film, diventa una sorta di supereroe del popolo che esprime una comicità antidepressiva ma, per sua stessa natura, povera di valori.[30] Il quotidiano Il manifesto elogia Checco Zalone, annoverato tra i comici popolari scippati dalla destra alla sinistra, e la sua pellicola Sole a catinelle, nella quale si vedono delle bandiere rosse e si parla dei risultati di vent'anni di berlusconismo. Il giornalista aggiunge che in nessun film italiano degli ultimi anni si è mai tentata una cosa simile. Né si è mai osato parlare di comunismo e di fabbriche occupate.[31]
Nel 2018, il regista Dani de la Orden ha lavorato ad un remake del film ambientato in Spagna.A dispetto del budget piuttosto basso concesso per realizzazione del film, Sole a catinelle ha avuto un discreto successo nei botteghini italiani.
Sole a catinelle [+see also: trailerfilm profile] is the title for the new film produced by Taodue by Pietro Valsecchi. It has all the elements to become a great success story: funny (during the press screening, spontaneous applause could be heard during certain scenes), it is quick on its feet (one skit follows another), and it lends itself to the kind of comedy not all would approve of (politically incorrect and full of swear words), but which is undoubtedly typical of Checco Zalone (photo).
Gli ascolti tv e i dati Auditel di domenica 12 gennaio 2020, in prima serata, vedono su Rai1 la replica del film Tv Il mondo sulle spalle con Beppe Fiorello scontrarsi con il film Sole a catinelle di e con Checco Zalone su Canale 5. Consueta disfida tra talk show fra Che tempo che fa di Fabio Fazio su Rai2 con ospiti, fra gli altri, Ilary Blasi e Piero Angela, e Non è l'Arena su La7 con Massimo Giletti e con ospite, fra gli altri, la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Da segnalare - sempre in prima serata - sul Nove Deal with It con Gabriele Corsi.
Sole a catinelle è il film di Gennaro Nunziante con protagonista Checco Zalone che andrà in onda questa sera alle 21.22 su Canale 5. Realizzato con un budget relativamente basso, il film ha avuto un buon successo. Come riporta Coming Soon è stato anche oggetto di un remake spagnolo nel 2018 per mano del regista Dani de la Orden.
Nonostante oggi sia riconosciuto come uno dei migliori film della produzione che vede Checco Zalone come protagonista, Sole a catinelle è andato incontro anche a dei problemi con la legge per un'accusa di plagio. Come viene raccontato da Cinema Fanpage, nell'aprile del 2015 è stato presentato un espostato alla Procura di Taranto, in cui lo scrittore Alex De Vietro denunciava Sole a catinelle per plagio. Nell'esposto firmato dall'avvocato Fabrizio Lamanna si leggeva che Sole a catinelle "riprenderebbe pedissequamente il nucleo individualizzante di un manoscritto di creazione del De Vietro depositato in data 13 giugno 2012, presso l'ufficio Siae."
La pietra dello scandalo sarebbero tre scene di Sole a catinelle che secondo De Vietro sarebbero uguali a quelle che si trovano nel suo manoscritto. Nello specifico, De Vietro ha indicato le scene in cui il protagonista cerca offerte di lavoro su un giornale, quella in cui viene assunto come venditore porta a porta e, infine, il "contrasto" con i consulenti porta a porta. Stando a quanto si legge sempre su Cinema Fanpage, tra De Vietro e la Taodue - la casa di produzione del film di Zalone - c'era già stato un contenzioso l'anno precedente. Quando le accuse di plagio sono venute a galla Checco Zalone ha usato il suo profilo Facebook per rispondere con ironia alla notizia di un possibile plagio. Come si legge su Il Mattino, il protagonista di Sole a catinelle avrebbe scritto: "Quindi cari sceneggiatori se scrivere una storia in cui il protagonista alla fine muore sappiate che i diritti sono dei sig. Marco, Matteo, Luca e Giovanni", riferendosi agli autori dei Vangeli.
''E' una storia originale - dice Valsecchi - che parte da un equivoco: i due devono scappare da Foggia inseguiti da un debito e da una triste vicenda d'amore''. Riprese a Foggia, Milano, Roma e Amsterdam. Il successo di 'Sole a catinelle' indica per Valsecchi ''una strada da percorrere per rianimare tutto il settore: bisogna avere rispetto per il pubblico, cercare di rinnovarsi rischiando, per offrire film nuovi con nuovi linguaggi e temi".
Come da previsioni Sole a catinelle, il nuovo film di Checco Zalone diretto da Gennaro Nunziante, sta sbancando il botteghino. Nel weekend d'uscita ha guadagnato 18,6 milioni di euro in quattro giorni, con tanto di record storico di incassi, superando il precedente del gennaio 2011 che apparteneva sempre al comico pugliese con Che bella Giornata. La media per schermo è di 16.598 spettatori.
Considero pessima l'abitudine italiana di doppiare tutto e costringerci tutti a vedere film, serie televisive e quant'altro stritolati da un birignao falso, fuorviante, (troppo) spesso dilettantesco persino nelle traduzioni e negli adattamenti. Linguaggi e culture e modi di comunicare asfaltati in un'unica marmellata linguistica in cui non è possibile distinguere più nulla. E non parlo solamente dei prodotti di lingua inglese, che bene o male sono i più comprensibili, credo ormai per una buona parte degli italiani. Sono anche quelli con i quali si capiscono di più i disastri combinati da adattamenti e doppiaggi. Ricordo, per fare un esempio, un divertentissimo film dei Coen di anni fa, dall'orrendo titolo italiano "Prima ti sposo, poi ti rovino" (l'elegante originale era "Intolerable cruelty"), una gustosa commedia interamente basata sui giochi linguistici e sui modi di esprimersi delle diverse classi americane, ridotto dal doppiaggio a una commediaccia all'italiana di serie B. Per non parlare della rinomata serie-cult "Il trono di spade", in originale un tuffo in una lingua drammatica, quasi solenne, di marca shakespeariana trasfigurata in un doppiaggio pieno di errori di traduzione e marchiato da un tono da sceneggiato televisivo. Dicevo non solo l'inglese. Provate a guardare in dvd i film di Miyazaki, tipo "Principessa Mononoke", nell'originale giapponese e confrontateli con la leggerezza distratta del doppiaggio italiano: io non capisco un tubo di giapponese ma la differenza la percepisco.Ora lo sciopero dei doppiatori in corso da quindici giorni costringe le tv a mandare in onda i loro prodotti seriali in originale con i sottotitoli, e la trovo una vera manna. Finalmente, per esempio, ho potuto vedere "Revolution", uno dei serial che seguo ma con l'obbligo di verderlo doppiato, con le vere voci e i veri atteggiamenti degli attori. Tanto più che l'industria cine-televisiva anglo-americana, al contrario di quanto succede spesso qui da noi, i suoi prodotti li cura con una attenzione maniacale, nel cast e nella realizzazione. Non dico che dobbiamo essere tutti incatenati alla corvée dei sottotitoli, ma almeno dateci la possibilità di scegliere. Sia in tv che al cinema. 2ff7e9595c
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